Beni Artistici


L'Ufficio inventariazione beni culturali ecclesiastici della diocesi di Como è stato istituito dal vescovo Alessandro Maggiolini con decreto del 1 settembre 2000 (prot. 608/2000).
Suo scopo è la conoscenza, la custodia, la valorizzazione del patrimonio artistico delle parrocchie diocesane.
Carattere distintivo dei beni culturali ecclesiastici in Italia è il cosiddetto "museo diffuso": «un museo che esce dai suoi confini, che occupa le piazze e le strade, le grandi cattedrali come le chiesette di montagna, in ogni angolo, anche il più remoto [...]. Non c'è artista che non vi sia documentato, non c'è tecnica o stile o tipo di manifattura che non vi abbia testimonianza, non c'è singolarità regionale o locale che non si proponga con pezzi di eccellenza» (A. Paolucci).
La storia e la configurazione del territorio diocesano comasco mostrano in maniera del tutto speciale questa peculiarità, tuttavia l'entità e il valore del suo patrimonio artistico attendono ancora una definizione aggiornata e sistematica.
Il progetto della Conferenza episcopale italiana

La Conferenza episcopale italiana (CEI) ha promosso e coordinato l'inventario ecclesiastico dei beni culturali delle diocesi italiane dal 1996, secondo quanto è richiesto dal codice di diritto canonico (can. 1283,20). È stato perciò istituito l'Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici ed un Servizio informatico, destinando al progetto una parte delle somme derivanti dall'otto per mille IRPEF.
Il progetto di inventariazione riguarda innanzitutto i beni artistici e storici mobili (dipinti, sculture, suppellettili, paramenti, ecc.) perché sono i più numerosi e quelli più a rischio; in un secondo tempo si provvederà all'inventario dei beni immobili architettonici (chiese, seminari, palazzi, ecc.).
L'inventario delle opere presenti negli archivi, nelle biblioteche e nei musei, viene invece curato parallelamente dagli specialisti delle associazioni di settore: AAE, ABEI e AMEI.
Il programma predisposto dal Servizio informatico CEI per la compilazione dell'inventario segue i criteri previsti dall'Istituto centrale per il catalogo e la documentazione (ICCD) del Ministero per i beni culturali e ambientali; allo stesso tempo però è prevista una serie di informazioni di carattere religioso, ecclesiastico e catechetico, attraverso le quali è possibile evidenziare il significato intrinseco degli oggetti sacri.
Il risultato della catalogazione verrà messo a disposizione degli enti pubblici preposti alla elaborazione del catalogo dei beni culturali, in linea con il principio della collaborazione tra Chiesa e Stato (concordato del 18 febbraio 1984).
Una copia delle schede viene rilasciata alle stesse parrocchie, come documento di conoscenza e valorizzazione del proprio patrimonio artistico, in vista di una tutela più proficua e mirata.
Il progetto per la diocesi di Como

1. Sede e orari
L'Ufficio inventariazione beni culturali ecclesiastici della diocesi di Como si trova presso il Centro studi "Nicolò Rusca" (via Baserga 81, Como).
L'integrazione con la Biblioteca del seminario e l'Archivio storico diocesano consente in tal modo ricerche pluridisciplinari dalle grandi potenzialità. Attualmente i dati raccolti sono consultabili solo previa autorizzazione del direttore, recandosi presso la postazione informatica dell'Ufficio.
Per contatti:
- rivolgersi al Centro studi "Nicolò Rusca", tel. 031 506130
- indirizzo e-mail (beniartistici@centrorusca.it)
La sede è aperta ogni mercoledì dalle 10.00 alle 13.00 (su appuntamento).

2. Personale
L'inventario diocesano dei beni artistici parrocchiali è il frutto di un progetto, cui collaborano persone con ruoli e competenze diversi.
Il personale al quale è affidata la realizzazione dell'inventario diocesano di Como comprende:
  1. Un responsabile diocesano, incaricato specificamente dal vescovo: don Andrea Straffi, sacerdote dal 1992, parroco di Palanzo (Faggeto Lario - Como), laureato in Scienze dei beni culturali presso l'Università cattolica di Brescia. Suo compito è «l'impostazione, la programmazione, il coordinamento, l'aggiornamento permanente e la valorizzazione dell'inventario; tenere rapporti con i parroci e con i responsabili delle diocesi appartenenti alla medesima regione ecclesiastica, gli uffici della CEI, le soprintendenze e altri enti pubblici; la trasmissione di copia dell'inventario all'Ufficio nazionale per i beni culturali della Conferenza episcopale italiana e alla competente soprintendenza» (documento CEI sui Progetti diocesani).
  2. Un comitato scientifico, composto da docenti universitari, storici dell'arte, studiosi di storia locale, che coordinano l'intero progetto e ne indicano potenzialità culturali (mostre, pubblicazioni, convegni) e di ricerca.
  3. Un gruppo di schedatori, che ha il compito di realizzare l'inventario, operando nelle parrocchie a diretto contatto con le opere; si tratta di laureati in lettere, con specializzazione in storia dell'arte.
  4. I fotografi che affiancano gli schedatori sono specializzati nel settore delle fotografie di opere d'arte; una prima collaborazione è stata avviata con lo studio Aleph di Como.
  5. Un revisore: si tratta di uno specialista il cui compito è di verificare gli elaborati degli schedatori; il compito del revisore è assunto dalla dott.ssa Eugenia Bianchi.
  6. Un tecnico informatico, l'Ing. Marco Colonna, che provvede alla gestione delle apparecchiature e dei programmi informatici.

3. Programma operativo
  1. Programma operativo generale. L'inventario ecclesiastico tiene conto degli inventari esistenti e li integra. In particolare tende a completare, per quanto possibile al suo livello, gli inventari realizzati dalle soprintendenze. Perciò, la prima operazione da svolgere per programmare l'inventario diocesano consiste nell'identificare gli inventari ecclesiastici recenti (depositati presso l'Archivio diocesano o altrove), gli inventari realizzati da soprintendenze, regioni, province, comuni, comunità montane, ecc. Una copia di tali inventari è depositata presso la sede dell'Ufficio. L'inventario, che interessa tutti gli enti ecclesiastici soggetti alla giurisdizione del vescovo, riguarda innanzitutto gli enti ecclesiastici che non sono stati inventariati. Tra di essi la priorità viene data agli enti a rischio, come chiese site in località isolate, parrocchie accorpate, parrocchie a limitata cura pastorale, parrocchie site in aree nelle quali non esistono sufficienti condizioni di sicurezza. Particolare attenzione viene rivolta anche a quelle opere che, per ragioni di sicurezza, sono state trasferite dalle loro sedi originarie in altre più sicure (casa del parroco, episcopio, musei, banche).
  2. Programma pastorale. L'inventario ecclesiastico dei beni culturali viene realizzato da esperti scelti dal vescovo e costituisce uno strumento importante di azione pastorale per la diocesi e per ciascun ente ecclesiastico, in particolare per le parrocchia (Orientamenti CEI, 1992, n. 22). In concreto l'inventario consente di conoscere analiticamente le caratteristiche, la consistenza e lo stato di conservazione del patrimonio culturale, del quale ciascun parroco è responsabile di fronte all'autorità canonica e civile, patrimonio che è affidato alla cura di ciascuna comunità parrocchiale. L'inventario, inoltre, facilita l'uso corretto del patrimonio medesimo e mette in luce la necessità di eventuali interventi di restauro e di tutela.
    L'inventario, infine, consente di valorizzare il patrimonio mediante iniziative catechistiche e culturali, esposizioni e mostre, studi e pubblicazioni.
  3. Programma annuale. L'Ufficio inventariazione beni ecclesiastici di Como ha catalogato sinora le seguenti Zone Pastorali: Lario (16 parrocchie), Bassa Comasca (22 parrocchie), Valli Varesine (32 parrocchie), Tremezzina (19 parrocchie), alcuni enti di Como Centro e Como Sud (11 parrocchie); a fine 2006 si completerà la Zona Prealpi (18 parrocchie).
    Il numero di schede prodotte (a settembre 2006) è di circa 34.000 unità.
    Si sta procedendo alla consegna ai parroci dei dati raccolti, che, in formato cartaceo e digitale, saranno conservati negli archivi parrocchiali.
    Per vaste zone della diocesi, catalogate da precedenti progetti ministeriali o istituzionali (Regione o Provincie) - quali la valle Intelvi, l'Alto Lario, la Valtellina - si dovranno integrare i dati acquisiti con le nuove campagne catalografiche.